giovedì 21 giugno 2012

Oltremare - Mariangela Sedda


Oltremare c’è la speranza, oltremare c’è la salvezza, oltremare si fa fortuna.
Ma anche no.
“Cara sorella, l’Argentina non è stata per loro quella terra fortunosa che cantavano ad ottave prima di partire ma qui la mala sorte li stava aspettando e si vede che erano destinati a morire senza capelli bianchi e senza soddisfazioni.” pag. 194
Mariangela Sedda ricostruisce uno spaccato di storia italica dal 1913 al 1928 ricorrendo allo stratagemma dell’epistolario tra due sorelle, Grazia e Antonia, l’una partita con il marito per l’America e l’altra rimasta in terra sarda.
E’ attraverso le scarne e rade parole, scritte in un italiano approssimativo venato di espressioni e termini dialettali, che si legge la fatica dell’emigrante, la durezza della vita contadina di chi è rimasto e l’avidità della guerra, la prima guerra mondiale, che inghiotte uomini e i pochi che risputa li restituisce monchi o folli, e infine l’addensarsi della nube fascista che non viene fermata neanche dall’oceano, e censura le preoccupazioni e i timori, affinchè non arrivino oltremare.
Certamente è un epistolario fasullo, costruito da una scrittrice a tavolino.
Ma è verosimile.
(alcune lettere originali di emigranti, raccolte per un lavoro di ricerca sull’emigrazione italiana tra i parenti degli alunni di una scuola media, non erano assai dissimili)
Non so quanto possa piacere ad un lettore “esperto”.
Ma è un epistolario ben congegnato, ed è di sicuro didatticamente utilizzabile, in più di un percorso tematico.


mercoledì 20 giugno 2012

Q - Luther Blissett


Fratelli miei, non ci hanno vinti. Siamo ancora liberi di solcare il mare”.

Q è un romanzo storico nella misura in cui delinea, attraverso il racconto dei suoi protagonisti, fatti e avvenimenti accaduti in Europa tra il 1519 e il 1555: Lutero e la rivolta dei contadini in Germania, i circoli anabattisti, il capillarizzarsi del potere dei banchieri, il dinamismo mercantile delle città dell’Elsa e della Serenissima, gli intrighi delle chiese, l’Inquisizione, la diffusione e la circolazione dei libri a stampa, Carlo V e i re di Francia, la miseria del popolo e la bandiera salvifica della fede .

Q non è solo un romanzo storico. Attraverso il racconto dei protagonisti, emerge lo scontro titanico tra l’ordine e le spinte eversive. Tra chi manovra per la conservazione del potere, per la realizzazione di un “Piano” che miri a controllare e sottomettere popoli e anime e chi lotta per la libertà, con ogni strumento, parola o forcone o sogno.

Q. Qoèlet. L’ecclesiaste, colui che rende vani gli sforzi, la spia, uno e nessuno, la mano che tesse le trame del potere secondo il piano del cardinale Carafa, il suo occhio,il traditore del Giusto. 
Il Giusto è il suo antagonista, l’uomo dai tanti nomi che nel secolo delle lotte religiose è stato dalla parte di chi ha sfidato l’ordine del mondo. E, nonostante le sconfitte, resta fedele all’avversione verso il potere del “Piano”. E come la fenice, rinasce dalle sue ceneri. Nel libro, rinasce come Gert del Pozzo, Lot, Ludovico, Tiziano. Ma rinasce anche adesso.

Q è un romanzo che, nei modi e nelle forme e nel linguaggio, fottuto bastardo, esalta la “disobbedienza”, rendendo il 1500 un secolo vicinissimo ai nostri tempi, così necessariamente bisognoso di movimenti antagonisti all’omogeneizzazione delle coscienze. 

Q è un romanzo collettivo, e risente delle molteplici mani in una non necessaria prolissità e nello stile non uniforme. 
Peccato veniale, tutto sommato.


giovedì 7 giugno 2012

Non avevo capito niente.


Non me lo volevo leggere questo libro qua. 
Di De Silva ne avevo già letti due, e mi era sembrato scrittore paraculo e ammiccatore (e confermo, però stavolta è stato proprio bravo assai) 
Poi, com’è come non è, un amico me lo ha passato (a caval donato certe volte si guarda in bocca) e ho detto ma fammi vedere un poco in bocca a questo cavallo, butto un occhio su due paginette e poi se proprio non se ne scende mica per contratto me lo devo leggere a forza. 
E invece, vedi un poco la Madonna. 
Mi sono divertita, la verità.
Vincenzo Malinconico è un personaggio. 
(e grazie al cazzo, però volevo intendere che è proprio una sagoma ) 
Pensa logorroico, l’avvocato Malinconico. 
Lo fa in una lingua e secondo certi arravugliamenti , e descrivendo persone e luoghi (certi bar dai nomi così lo sai davvero che sono lì solo per il riciclaggio, altro che), verso i quali è stato gioco forza trovare una vicinanza, e poi ci sta più di qualcuno che conosco, che a pezzi, non in forma integrale, mi pare tale e quale a Viciè e ai coabitanti del libro. 
Certi pensieri sono di una verità da far impressione, altri mettono a nudo fuori da denti e liberati da ipocrisie fatti talmente ovvi da essere banali se non li si impupazza - come di norma si fa - con orpellature retoriche e retropsicologiche, altre “verità” sono stroppole buttate a come viene, ma tal è, lo dice lui stesso: 
“Il fatto è che io sono un narratore incoerente. Non si può fare affidamento su di me. M’interessano troppo le chiacchiere incidentali che ti portano da un’altra parte.”
Un piacevolissimo libro di chiacchiere. 
Dove sta scritto che le chiacchiere stanno a zero, o che una chiacchierata con uno che è uno spasso è cosa brutta e ingiusta? Magari tra due giorni mi dimentico tutti i discorsi, ma mi resterà il ricordo della piacevole serata - grazie Vincè, quando ci vediamo un’altra volta? 
Perché, tolti i pensieri dell’avvocato Malinconico, la storia si regge su una grande megapalla che manco se lo vedo con gli occhi miei ci credo che un tipo come lui, viene circuito e sedotto e manco abbandonato (pure la teglia dentro al forno!) dalla più strafiga tra tutte le avvocatesse, si trova a fare suo malgrado l’avvocato in prova per il macellaio dei camorristi, pedinato e protetto dall’angelo custode Tricarico mandato da chiossape chi. 
Epperò. 
In fondo in fondo che ci sta di male a sognare che da un momento all’altro si ribaltino le situazioni, ti ritrovi manco sai come dentro un film che pareva fatto per tutti tranne che per te. 
E’ così che alla fine si resta, con un sorriso compiaciuto e l’animo leggero.