lunedì 8 settembre 2014

Cavalli selvaggi - Cormac McCarthy

Film western non ne vedo da tempo. Poi preferivo quelli sugli indiani; i cow boy, rudi e spacconi , mi ispiravano poca simpatia.
“Il sogno western, strappato al cinema e restituito alla letteratura”, sulla copertina.
Ma in” Cavalli selvaggi” l’ambientazione è relativa.
Non perché non delineata, anzi. Ti senti addosso la polvere e la puzza di cavallo, dopo un po’.
Quasi ti mimetizzi tra le rocce e le gole e praterie. E osservi, perché sono pochissime le parole.
Il giovane John Grady, spezzati i legami familiari, compie un viaggio , dal Texas al Messico, alla ricerca di un modus vivendi autentico. A cavallo.
Un percorso di formazione nel quale conosce l’ingiustizia, il dolore fisico, l’arroganza dei potenti, l’amore .
E conosce Blevins, a cui si lega per un’affinità che va oltre la conoscenza delle proprie storie personali, oltre il legame di sangue, e con cui, anche nell’assenza, continuerà la strada.
Tanto, “ il mondo che correva veloce cancellava senza curarsi di nulla: dei giovani o dei vecchi, dei ricchi o dei poveri, dei bianchi o dei neri, delle maschi o delle femmine. Delle loro battaglie, dei loro nomi. Dei vivi e dei morti.

L' ho associato a Kerouac. Un viaggio on the road al rovescio.
Verso un passato, una radice mitica e senza tempo, che riemerge nel respiro del vento, nell’ora delle ombre lunghe che sembrano rievocare le figure e i canti degli indiani .
Verso una dimensione di vita essenziale, naturale. Verso un’armonia.
Come quella che il giovane riesce a instaurare con i cavalli.
Chi sono i cavalli selvaggi? Un cavallo è selvaggio fino a quando un uomo non lo cattura e lo domina. Non tutti gli uomini sono in grado di farlo. C’è bisogno di un feeling particolare, di una predisposizione.
Il giovane John Grady ha questa attitudine. Parla ai cavalli, entra in sintonia.
E nel deserto degli affetti, il cavallo è molto più che una cavalcatura. Qualcosa per cui vale la pena morire, e uccidere.
Ma il Messico non è la “terra promessa” .
Alla fine del viaggio, Grady ha solo la consapevolezza della sua solitudine e del bisogno di continuare a cercare un luogo che probabilmente non troverà mai.
“Questo è ancora un buon posto per viverci. 
Si, lo so. Ma non è il mio. 
(…) 
Qual è il tuo paese? 
Non lo so, rispose John Grady. Non so dov’è. Non so dove sia andato a finire.”


E’ un libro asciutto, e aspro, e alla fine, colmo di disincanto.

Western, ma anche no.
(Sono sicura che McCarthy abbia un problema con le donne)