sabato 13 luglio 2013

Zoo col semaforo - Paolo Piccirillo

E’ uno strano libro.
paolo piccirillo - zoo col semaforo
Un romanzo con una trama ben definita, intervallata da una sfilettata di racconti, “ storie di animali che fanno cose strane, senza motivo, lontane da quelle che per natura quegli animali dovrebbero fare, eppure lo fanno. Perché devono farlo, come se esistesse dentro di loro qualcosa di incontrollabile, che non è l’istinto a cui obbediscono sempre, ma un altro istinto; l’altra faccia dell’istinto.” 
Racconti come avulsi dalla storia, e invece no. 
Uomini come animali. Animali come uomini. 
Raccontare la trama ne sminuirebbe l’impatto, la scia di sensazioni che lascia. 
Cosa dico, che c’è un pitbull che azzanna un bambino, e il pitbull è il rimorso/ricordo di un altro cane e di un altro tempo per Slator/Salvatore? 
Che il pitbull condannato a morte da chi ha assistito all’azzanno viene curato e accolto da un uomo che ha visto morire il proprio figlio azzannato da un altro pitbull? 
Descrivo la desolazione e il dolore e la solitudine che sprizza da uomini come Carmine ‘o schiattamuort e Salvatore/Slator ‘o rugnus, e dalle comparse che vivono nelle lande desolate del Casertano e del villaggio albanese? 
Racconto della poetica possenza di alcuni racconti (la campagna azzurra, il falcopensiero) di-spiegandoli? 
Certo è che per essere un’opera prima è davvero un buon lavoro, un lavoro di “intuizioni”. 
E le intuizioni spesso non hanno parole che possano spiegarle. 
Quello che resta è il senso dell’ineluttabile, un drammatico e cupo senso dell’ineluttabilità dei destini.

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