domenica 9 giugno 2013

Educazione siberiana - Nicolai Lilin

Ho fatto fatica a terminare questo libro. Ho dovuto resistere alla tentazione di abbandonarlo, perché mi ha inquietato, indignato, offeso. Mi ha costretto a superare delle vere e proprie barriere mentali. 


Prima barriera. 
Ho dovuto accettare che il contenuto della narrazione è vero. Ed è vero, come è vera la mia realtà, che è anche quella di Gomorra. Con una differenza sostanziale: Saviano racconta ciò che sa e deduce, Lilin racconta ciò che ha fatto  e gli hanno insegnato e raccontato. 
Educazione siberiana è il racconto autobiografico   di Nicolai Lilin, criminale onesto, cresciuto in Transnistria, ex URSS, ora stato indipendente ma non riconosciuto , situato tra la Moldavia e l’Ucraina. Economia “legale” basata sul commercio d’armi. 
(mica sapevo che esistesse la Transinistria, e invece pure esiste, anche se de facto, come dice Wikipedia)

Seconda barriera. 
Lo stile. Chissenefrega. Scritto di propria mano, con l’aiuto di un curatore, sotto dettatura, ma chi se ne frega. Nicolai da bambino, nelle risse, taglia “ai nemici” i legamenti dietro le ginocchia con il coltello, da adolescente crivella di proiettili di una Nagant un’auto con cinque persone nude dentro. Pretendere, dal racconto di un tale modus vivendi, uno stile curato, colto e articolato è mettersi a pettinare le foche e a fare le treccine ai calvi. 

Terza barriera. 
Il mondo criminale non è omogeneo: ci sono criminali onesti. Questo è stato il paradosso più difficile da digerire, l’ossimoro più complesso da comprendere. Lilin è cresciuto nella comunità criminale degli urca siberiani, criminali onesti che disprezzano la criminalità “disonesta”. 
Gli Urca siberiani sono duri e puri perché difendono la loro integrità culturale. E la difendono da chi viola le regole siberiane: nessun offesa alla religione, nessun offesa all’autorità degli anziani, nessuna offesa ai disabili, considerati voluti da Dio e perciò accolti e protetti dalla comunità, nessuna offesa alla comunità, nessuna offesa alla libertà individuale se codificata dal gruppo. Per questo motivo, nessun accordo con i criminali disonesti, che preferiscono la logica individualistica del profitto a quella familistica della condivisione e del sostegno reciproco, e soprattutto nessun accordo con la criminalità di Stato, che già in età stalinista ha sradicato la comunità attraverso le migrazioni forzate, e obbliga per legge al lavoro, obbliga alla leva, sfrutta il lavoro degli umili e le ricchezze della terra. 
Ma chi è “maleducato”, per un siberiano, ci rimette la pelle. 

Quarta barriera. 
Superare l’orrore della violenza, soprattutto quella del carcere minorile, e quella dell’ospedale. 
Tutti, guardie e criminali, criminali e infermieri, accumunati da una brutalità impietosa. Ma non vedere non cancella ciò che c’è o c’è stato. 

Quinta barriera. 
Riconoscere che Il mondo criminale, in tutta la sua scala gerarchica, è dannatamente esecrabile, ma il resto del mondo spesso non lo è di meno. 


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