mercoledì 21 agosto 2013

Trinacria Park - Massimo Maugieri

L’idea non era proprio malvagia, immaginare che sull’isola di Montelava - una piccola trinacria di fronte alla Trinacria reale - si costruisca un parco tematico che riproduce la storia e la cultura dell’isola madre, con tanto di Etna minore che erutta in sintonia con l’Etna maggiore, di messa in scena di episodi della storia siciliana (i fatti di Portella della Ginestra, ad esempio) e supporre che la stessa avidità e follia che distruggono la madre annientino la sua filiazione ipermoderna. 
Ma il modo in cui la storia è stata montata, i personaggi che ingombrano in modo quasi imbarazzante la trama, e non ultimo la scrittura – elementare, Watson – non mi hanno per niente convinto. 
Ecco, anche i nomi stessi dei personaggi. 
Ho pensato ai ragazzini che non sanno costruire storie senza assegnare nomi. 
Il bambino non può esistere nella connotazione astratta di bambino (universale), deve essere il bambino Pasquale, il bambino Michele (particolare).

La “particolarità”, in questo caso resta comunque una particolarità di superficie, limitata a "esagerare" le caratteristiche formali dei personaggi - attori o attorucoli, politici e politicanti, imprenditori e arrivisti, insomma il jet set della munnezza. 
Nessuna introspezione psicologica che possa fare "eco", e quanto al movente delle azioni, o alla seppur "fantascientifica" conclusione, vabbuò, meglio sorvolare.

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